Classe 2001, Andrea Melisi è uno dei giovani talenti italiani più promettenti del circuito Padel internazionale. Scopriamo insieme com’è nata la sua passione per il tennis e per il padel, cosa lo ha portato a trasferirsi in Australia come coach di una delle più prestigiose Academy mondiali e quali sono gli obiettivi della stagione in corso, che lo vedono impegnato anche nella scalata della classifica mondiale FIP.
Quando hai iniziato a giocare a tennis?
Al tennis mi sono avvicinato a 6/7 anni, giocavo a calcio a quell’età e di fianco al campo di allenamento c’era un tennis club dove, insieme ad altri compagni, mi fermavo spesso a vedere alcuni scambi tra maestri e allievi. Ne rimasi affascinato. Volevo provarlo e così è stato amore a prima vista. Sono bastate le prime lezioni per convincermi a lasciare il calcio per dedicarmi completamente al tennis. A 12 anni facevo già 5 allenamenti a settimana al circolo tennis di Gavardo e, pian piano, riuscii anche ad abbinarci la prima attività di insegnante di primo grado.
Ormai vivi a Sidney da poco più di un anno, raccontaci il percorso che ti ha portato a soli 20 anni in Australia.
L’opportunità è arrivata un anno fa. Le occasioni per mettersi in mostra ed acquisire i primi punti ATP in piena pandemia Covid erano sempre più rare, ho partecipato a qualche torneo ma il percorso era piuttosto frammentato, così decisi di rimanere concentrato nella mia attività di coach nel tennis club di Gavardo, a pochi passi da Brescia. È nata lì la mia ambizione di poter crescere e formare le nuove leve juniores fino ad introdurle nel circuito internazionale ITF, seguendole in qualità di coach nei tornei. A Brescia purtroppo questa possibilità non c’era, per cui ho iniziato a ricercare e a contattare alcune realtà internazionali che potevano dar seguito alle mie aspirazioni. Dopo vari incontri on-line e diversi contributi video inviati, la Voyager Tennis Academy di Sidney mi ha assunto in qualità di coach nella loro Junior Elite Academy, dandomi la possibilità di seguire e allenare i migliori giocatori prospect di Australia. Dopo i primi 6 mesi abbiamo deciso di proseguire insieme in questo percorso e attualmente ho un visto che mi permette di restare in Australia per altri due anni. Attualmente seguo ragazzi e ragazze che vanno dagli under 10 agli under 18 e tra di loro ci sono già parecchi talenti che figurano nelle top 10 delle rispettive categorie. L’obiettivo è portare quanti più di loro a giocarsi la carriera nel circuito ITF e acquisire punti ATP. Un progetto a lungo termine ma estremamente stimolante.
Non solo tennis, oggi sei numero 572 nella classifica mondiale Padel FIP.
Sì, per il momento un ottimo posizionamento, che voglio però continuamente migliorare. A Padel ho iniziato a giocare 5 anni fa a Brescia. All’inizio l’ho vissuto quasi come un diversivo del tennis ma, torneo dopo torneo, mi sono ritrovato nei primi 100 in Italia.
Da lì in poi, sono arrivate anche le prime competizioni internazionali e oggi sono numero 572 a livello mondiale e nei primi 10 in Australia, grazie soprattutto ai punti che ho conquistato a Gennaio, durante il torneo internazionale di Melbourne, dove sono arrivato a giocarmi le semifinali.
Quanto è cresciuto in Australia il movimento padel e che differenze ci sono, se ci sono, rispetto all’Italia o all’Europa in generale a livello di organizzazione, strutture e tornei?
In Australia c’è sempre stata grande cultura e grande attenzione per il tennis e per gli sport a racchetta in generale. Quando arrivano le nuove tendenze legate a questo mondo, la macchina della promozione tende a muoversi sempre molto velocemente. Oggi a Sidney le strutture dove si può giocare a Padel sono circa una ventina ma i campi si moltiplicano con una velocità impressionante, sono diventati quasi il quadruplo in 2 anni. Rispetto all’Italia o all’Europa non ci sono grandi differenze, qui il padel è arrivato più tardi ma l’attenzione è molto alta. Per farti capire il livello, hanno costruito un centro padel sotto la Melbourne Arena, dove organizzano gli Australian Open di padel in concomitanza con gli Australian Open di tennis. Giocando agli Open di padel, ho avuto così l’occasione e l’emozione di incrociare anche i tennisti più famosi del circuito internazionale. Anche per il pickleball è iniziato oggi un processo di assimilazione e credo che presto si trasformerà progressivamente in promozione su tutto il territorio.
Come impegni internazionali, per quanto riguarda il padel hai davanti a te mesi piuttosto intensi.
I prossimi impegni mi porteranno prima a Perth, poi a Bali, in Vietnam, in Malesia, nelle Filippine e poi a Singapore per disputare, insieme a Tim Brown mio compagno di squadra e nr. 1 australiano, l’Asian Pacific Padel Tour. Giocheremo insieme anche durante l’Australian Padel Tour.
Come riesci a conciliare le tue attività di coach, di giocatore di padel, di tennis (dove prenderai parte anche alla Premier League australiana) e di pickleball, che sappiamo essere la tua ultima passione?
Faccio il possibile per riuscire ad incastrare tutto. Al momento le mie priorità sono portare avanti l’attività di coach e in questi giorni affrontare al meglio la Premier League australiana con la mia Tennis Academy. A novembre, come dicevo, partirò per l’Asian Pacific Padel Tour e sarò concentrato per vincere il più possibile insieme a Tim.
Oggi lavoro come coach 50 ore a settimana, il tempo che mi rimane lo dedico al padel e il pickleball rimane solo un hobby, un passatempo comunque molto divertente.
Quando è nato il tuo rapporto con ProKennex?
Tutto è nato un anno fa, anche se ProKennex è stata la prima racchetta con cui ho iniziato a giocare a tennis. Mentre disputavo la Serie C in Italia, ho sentito l’esigenza di trovare un’attrezzatura che fosse in grado di garantirmi alte performance di gioco e, allo stesso tempo, fosse in grado di proteggere efficacemente gomito e braccio. Di recente ho sofferto di problemi al gomito e avevo bisogno di una racchetta che mi facesse star tranquillo nell’affrontare i tornei e le oltre 10 ore di campo al giorno. Conoscevo già alcune persone dello staff italiano di ProKennex e, grazie al loro, ho potuto provare diversi modelli presenti in gamma, per poi scegliere quelle che sono le mie attuali racchette sui campi di tennis, padel e pickleball.
Il nostro è un rapporto di grande stima e fiducia reciproca.
Nel Kinetic System ho trovato poi la soluzione a tutti i fastidi che recentemente mi dava il gomito, soprattutto nelle situazioni in cui giocavo a padel. Le pale hanno un peso importante e avere una racchetta in grado di assorbire le vibrazioni dovute ai colpi diventa fondamentale per giocare tanto e in tutta serenità, dall’inizio alla fine.
Utilizzi la nostra Black Ace nel padel, che sensazioni ti dà in campo?
La Black Ace è una racchetta molto tecnica, unisce controllo, effetto e potenza. Partendo come giocatore di destra, si adatta perfettamente al mio stile di gioco. Oltretutto, non so quanti smash ho messo a segno, spedendo la palla oltre i pannelli della recinzione…
Nel tennis, hai scelto invece la Serie Ki, nello specifico la Ki10. È una scelta per esaltare le tue caratteristiche da fondo campo? Che tipo di corda usi?
Si, gioco a tennis con la Ki10. Amo la terra rossa e con questa racchetta riesco ad esaltare al meglio le mie caratteristiche di giocatore da fondo campo che corre molto e colpisce in top spin. Le ho abbinato una IQ Hexa monofilamento, che ho accordato a 23 kg e 4 nodi.
Di recente sei tornato in Italia per partecipare al torneo di Venezia, promosso da Veneto Padel Club. Com’è stato tornare a giocare a casa? Tu e Tim Brown avete sfiorato di poco la finale.
È stato poco più di un mese fa, io e Tim abbiamo perso la semifinale contro il Giappone ma è stato un torneo fantastico e molto intenso. È sempre bello tornare a casa!
Andrea, è stato un piacere, in bocca al lupo per tutti gli impegni che ti aspettano!